sabato 28 dicembre 2019

Una soluzione al problema del cosfi viene dal mercato nordamericano, dove è presente da trent'anni circa.

Nel mercato nordamericano si riconosce il problema del cosfi della corrente di corto circuito; cioè si riconosce che può capitare che il cosfi della corrente di cortocircuito presunta risulti inferiore a quello di prova dell'interruttore che si intende usare e il cui potere di interruzione è maggiore del valore della corrente di cortocircuito presunta.
Esiste anche un criterio per verificare se l'interruttore che presenta un potere di interruzione superiore al valore della corrente di cortocircuito presunta, ma che presenta un cosfi di prova superiore a quello della corrente di cortocircuito presunta possa essere adottato nella specifica applicazione. Si declassa il potere di interruzione dell'interruttore che si intende usare e si verifica se tale minor potere di interruzione supera quello necessario confrontandolo con il valore della corrente di cortocircuito presunta.
Ci si chiede perché la norma CEI, benché il problema si presenti quotidianamente nella progettazione dei quadri elettrici posti immediatamente a valle dei trasformatori MT/BT e benché sia stata in più occasioni sollecitata, non abbia mai voluto da decenni dare una risposta, sollevando corrispondentemente, e cioè in molte applicazioni, i progettisti dall'accusa di un utilizzo improprio e pericoloso degli interruttori. 
In realtà una guida CEI, si badi bene non la norma, ha dato una risposta che pochi conoscono, in una domanda - risposta introdotta nell'ultima edizione della guida sulla costruzione dei quadri elettrici.
Tale domanda e risposta è stata introdotta, praticamente su mia richiesta. Inizialmente io preparai la domanda e risposta come a me sembrava corretto. La mia domanda- risposta fu bocciata e fu inserita la domanda - risposta che oggi si legge nella guida.
Praticamente si offre all'utente della guida una soluzione che rispecchia la soluzione che al noto e non infrequente problema si dà da circa tren'anni nel mercato nordamericano. 
Poiché le norme sulla costruzione degli interruttori vigenti in America non sono le stesse che valgono in Italia, non si sa quanto giustificata sia la soluzione prospettata, che in effetti sembra anche riguardare più  il potere di chiusura che non il potere di apertura. 
Comunque la questione importante che ci riguarda  come progettisti è quella che fino ad oggi ci vede responsabili di una cattiva progettazione a causa di una carenza normativa. Il problema è da sempre conosciuto, ma i normatori non hanno mai voluto che la sua conoscenza venisse diffusa. La soluzione proposta dalla guida non è evidentemente sufficienteE' la norma che deve dare soluzione al problema così evidente ed importante ! Se un interruttore già provato secondo gli standard delle nostre norme, una volta declassato secondo opportuni criteri,  può ritenersi adeguato, anche se applicato sia nel caso il cosfi della corrente presunta di cortocircuito sia inferiore a quello di prova  e sia nel caso la corrente di picco da chiudere sia alla fine inferiore o uguale a quella di prova, ancorché evidentemente raggiunta in tempi più brevi di quelli ottenuti con la prova, è indicazione di stretta competenza dei costruttori degli interruttori. Ciò anche perché tassativamente la norma sulla costruzione degli interruttori, se non ricordo male, in due punti impone agli utilizzatori di chiedere la loro autorizzazione ogni qualvolta gli interruttori fossero da utilizzare al di fuori dei limiti normativamente previsti.
Abbiamo fiducia, come richiesto e come pare possibile, che con la prossima pubblicazione della nuova variante della norma CEI 64-8 si ponga finalmente fine alla annosa penosa situazione in cui i progettisti italiani versano.
Mi propongo in futuro di postare sul tema altre per me interessanti osservazioni.

Cosa si legge a proposito del cosfi di corto circuito su un documento di un noto costruttore di interruttori

Allego quanto si può leggere su un documento prodotto da una nota società costruttrice di interruttori automatici di protezione.
L'autore del ponderoso documento richiama a proposito di potere di interruzione nominale degli interruttori di protezione l'attenzione sul fatto che la stessa azione di apertura, cioè di interruzione della corrente di corto circuito,  risulta teoricamente più difficoltosa al diminuire del cosfi della corrente da interrompere.
Si fa osservare che il documento da cui ho selezionato la parte di paragrafo di interesse non risulta molto datato.  Oggi comunque anche a valle di trasformatori di taglia media e piccola il problema di una impropria scelta dell'interruttore si può porre.
Di chi la responsabilità se la norma tecnica non avverte della possibile inappropriata/insicura applicazione ?
Perché il cosfi non compare nei dati di targa degli interruttori ?



giovedì 26 dicembre 2019

Sempre sul cosfi di corto circuito da riferire al potere di interruzione degli interruttori

Ancora una osservazione si può leggere al seguente indirizzo
https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7639419094139398075#editor/target=post;postID=4937191606109939360;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=0;src=postname

lunedì 23 dicembre 2019

Il problema del potere di interruzione e della sua relazione con il cosfi di prova nel mercato nordamericano


Sempre per cercare di dare un contributo alla soluzione del problema della scelta degli interruttori di protezione posti nei quadri di potenza situati immediatamente a valle dei trasformatori MT/BT riportiamo la seguente definizione, tratta da un articolo dal titolo " Application of New Technologies in Power Circuit Breakers with Higher Interrupting Capacity and Short Time Ratings ", autore Charles J. Nochumson, P.E. Cutler-Hammer, Inc. 601 Oakmont Lane, Suite 310 Westmont, IL,   60559, presentato at the 1999 IEEE IAS Pulp and Paper Industry Conference in Seattle, WA:  © IEEE 1999.

"ANSI offers the following definition for Rated Short-Circuit Current for LVPCBs: Rated Short-Circuit Current for Unfused Circuit Breakers:  The rated short-circuit current of an unfused circuit breaker is the designated limit of available (prospective) current at which it shall be required to perform its short-circuit current duty cycle (O-15s-CO) at rated maximum voltage under the prescribed test conditions. This current is expressed as the rms symmetrical value of current measured from the available current wave envelope at a time ½ cycle after short circuit initiation. Unfused circuit breakers shall be capable of performing the short-circuit current duty cycle with all degrees of current asymmetry produced by three-phase or single-phase circuits having a short-circuit power factor of 15% or greater (X/R ratio of 6.6 or less)."

Si chiede ai colleghi di tener presente quali sono le differenze tra la norma IEC ( CEI ) e quella ANSI relativa agli interruttori e come si dia rilevanza al valore del cosfi di prova 0,15 e al corrispondente rapporto X/R.
Si fa osservare anche come il cosfi di prova secondo la norma ANSI indichi un fattore di potenza di prova pari a 0,15, ben inferiore al valore 0,2 previsto nella norma IEC ( CEI ).
Vedremo in seguito come nel mercato nordamericano, al contrario di quanto accade in Italia, nell'indifferenza dei normatori e dei costruttori, il progettista sia supportato/giustificato nella corretta scelta dell'interruttore quando, come spesso accade, il cosfi della corrente di corto circuito presunta da aprire sia di poco o di tanto inferiore a quello di prova ( 0,15 ), che già è inferiore a quello ( 0,20 ) cui in Italia si riferisce il potere di interruzione. Si tratta evidentemente degli interruttori che presentano un più elevato potere di interruzione.