sabato 12 marzo 2011

Un errore nella Norma CEI 64-8 ? Sulla scelta del potere di interruzione.


Prosegue nella rubrica Elettricoplus, che ringrazio per l’ospitalità, e nei miei blog la battaglia a favore di una maggior sicurezza degli impianti elettrici e a favore della professionalità e competenza dei colleghi progettisti liberi professionisti e dipendenti degli uffici tecnici delle imprese installatrici.
La Schneider Electric pubblicava e forse lo fa ancora una preziosissima Guida al Sistema Bassa Tensione, dalla quale ho tratto la pagina, che propongo in allegato alla Vs. attenzione. In essa per i trasformatori a perdite normali, a perdite ridotte e per quelli in resina sono riportati valori della resistenza a 75°C di corto circuito e della impedenza equivalente di corto circuito sempre a 75°. Chiedo ai colleghi di calcolare i corrispondenti cosfi di corto circuito, con la semplice divisione che lo consente ( dividendo la resistenza per la corrispondente impedenza ).
Si troverà che quasi tutti i valori calcolati sono inferiori a quelli per cui sono abilitati gli interruttori automatici che presentano un potere di interruzione considerato fino ad oggi adeguato all’impiego a valle del trasformatore preso in considerazione.
Pertanto se la il collegamento in cavo tra trasformatore e quadro principale di distribuzione non produce una diminuzione del valore della corrente di corto circuito e/o un incremento di cosfi tale ( molto poco probabile la prima e poco probabile il secondo ) da rendere idoneo l’interruttore, possiamo affermare che di default tutti gli impianti non sono sicuri.
Cosa fare ? Continuiamo a navigare in acque insicure ?
I costruttori di apparecchi di interruzione non dovrebbero oggi adeguarsi alla nuova realtà?
Perché il Comitato Elettrotecnico Italiano, che dovrebbe garantire chiari riferimenti per la sicurezza, non si esprime al riguardo? Basterebbe al momento inserire nella norma un nuovo articolo, il cui contenuto di massima potrebbe essere il seguente: il potere di interruzione degli interruttori automatici deve essere appropriato in riferimento al cosfi della corrente di corto circuito presunta e al cosfi minimo, al quale il potere di interruzione degli interruttori automatici è garantito dal costruttore.
Perché da anni non si agisce? Il problema è forse che dovremmo dichiarare insicuri, come sono ufficialmente, la maggior parte delle sezioni importanti degli impianti fino ad oggi realizzati? Non si sa come uscirne? Anche considerando il fatto che la mia prima segnalazione ufficiale nella rivista AEIT risale a molti anni fa ( n° febbraio 1999 )??
Aspetto contributi e segnalazioni.