domenica 19 febbraio 2012

La sicurezza degli impianti fotovoltaici ( PV ) non è sempre garantita.





Gli impianti PV di media - grande potenza presentano aspetti caratteristici/particolari, che non sono stati ponderati nella giusta misura dalle categorie che di essi si occupano.

In special modo si deve osservare che, come troppo spesso accade, i sempre dovuti approfondimenti relativi alla sicurezza ( D.Lgs 81/2008 ) non seguono di pari passo gli sviluppi di impostazione impiantistica e tecnologica che al comparto della produzione di energia fotovoltaica indubbiamente riconosciamo.

Ne è testimonianza l’arricchimento della guida CEI 82-25, “Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di Media e Bassa Tensione” sul tema della sicurezza elettrica da garantire a tali impianti, nell’ambito dell’azione dei VVF e non solo, avvenuta appena un anno fa.

C’è un altro aspetto generale legato alla sicurezza relativo alla progettazione e alla realizzazione della struttura stessa delle reti di trasferimento di potenza elettrica negli impianti medio - grandi, che non è stato ancora preso in considerazione dalla prassi impiantistica corrente ( progettisti, studi tecnici di installazione elettrica, produttori di software dedicati, …  ) e nell’ambito tecnico normativo ( Comitato Elettrotecnica Italiano, CEI ).

I rendimenti molto alti, notoriamente da garantire agli impianti di generazione fotovoltaica, hanno imposto un sovradimensionamento anomalo delle condutture elettriche.

I progettisti e gli installatori, forse  anche dimenticando che esiste pur sempre una scelta ottimale dal punto di vista economico della sezione dei  cavi, che costituiscono le condutture di trasferimento in BT delle potenze prodotte, non tengono ben conto che i circuiti realizzati/da realizzare presentano una natura induttiva molto marcata, di cui non si può non tenere conto soprattutto ai fini della sicurezza delle persone e delle cose ( norma CEI 64-8 ). Il comportamento di tali circuiti è poco trattato dalla letteratura corrente e appena accennato dalla normativa tecnica. Esso può nascondere grosse sorprese e insidie.

Praticamente negli impianti medio - grandi il trasferimento di potenza elettrica avviene per mezzo di trasformatori, condutture, apparecchiature elettriche ( quadri ) e apparecchi ( interruttori ), che possono inaspettatamente presentare caratteristiche tra loro incompatibili.

Queste note, cui ne seguiranno altre con maggiori dettagli, vogliono segnalare la presenza di un rischio non riconosciuto, cui siamo tutti tenuti a dare immediata risposta: nella mia veste di ingegnere, progettista, verificatore, collaudatore, nonché ex insegnante e studioso appassionato di impianti elettrici ritengo giusto/doveroso portare il mio contributo di approfondimento e di miglioramento all’ottenimento della sicurezza, da tutti invocato.

domenica 5 febbraio 2012

Norma CEI 64-8 - Proposta di variante V4 - Il potere di interruzione e il cosfi


Norma CEI 64-8 - Variante V4 - Proposta


Perché dai cataloghi tecnici con l’indicazione della categoria di prestazione e della tensione di riferimento del potere di interruzione simmetrico nominale non viene più indicatoda molti anni ormai anche il valore del cosfi al di sopra del quale lo stesso potere di interruzione risulta applicabile ?

Molti anni fa, come ho già documentato ( vedi catalogo Sace Novomax CAT 3-7 5-1985 ), questa importante indicazione veniva data dal costruttore ad evitare un uso improprio e soprattutto pericoloso degli interruttori automatici.

Non si capisce come a fronte:

-          di una conferma dell’esistenza del problema ad alto livello e da molti anni ormai ( rivista AEIT ),

-          di una conferma in più occasioni sempre ad alto livello che il progettista è il responsabile di eventuali scelte errate e pericolose ( rivista AEIT ),

-          dell’esistenza di molte situazioni, sempre più frequenti ( ad es. fotovoltaico ) e relativamente anche con non elevate potenze di impianto ( 800 kVA, perdite ridotte ), in cui il problema si pone,

-          della facilità, con cui si potrebbe risolvere il problema ( informazione diffusa da parte delle categorie interessate; inserimento di un segnale di attenzione specifico nella norma CEI 64-8; reintroduzione nei cataloghi dell’indicazione dei cosfi di riferimento,…. ),

nulla si sia fatto fino ad oggi dalle autorità preposte e coinvolte per ridurre il rischio di danno alle persone e alle cose associato a tale sorprendente situazione.

Quali sono le forze misteriose che si oppongono ad una facile e immediata possibile riduzione di un rischio così palese ? Come si spiega che tutte le categorie coinvolte tacitamente accettano e non denunciano con forza una tale situazione. Cosa c’è che non va nel meccanismo di formazione delle nostre norme tecniche.

E’ vero che se le norme di prodotto relative agli interruttori automatici sono elaborate solo o quasi dai costruttori, che non hanno certo interesse ad ammodernare le loro sale prove, è vero anche che nel Comitato Elettrotecnico Italiano i professionisti e le associazioni di categoria coinvolte (purtroppo forse in numero troppo esiguo) potrebbero agire nell’ambito del comitato della norma impianti ( CEI 64-8 ) e costringere i costruttori ad adeguare, in tempi si spera brevi, le prestazioni degli interruttori alle attuali esigenze e ad eliminare così molte situazioni pericolose di impianti non solo non realizzati a regola d’arte, ma potenzialmente molto pericolosi.