Convegno CEI
( Comitato Elettrotecnico Italiano ) 24 marzo 2015 a Padova
E’ stato
interessante il convegno di aggiornamento normativo tenutosi a Padova il 24
marzo 2015 e sono a ringraziare il CEI, che lo ha organizzato: l’ing. C. Timò,
Direttore Tecnico del CEI, il P.I. Industriale V. Matera, il prof. A. Baggini,
l’ing. G. Tripi del CNVVF e l’ing. S.
Campobello, che ringrazio tutti per le interessanti relazioni presentate.
Alla fine
del convegno ho chiesto se presso il CEI si stesse discutendo del problema che
ho posto 16 anni pubblicando una lettera nella rivista AEIT, che denunciava l’uso
pericoloso di interruttori automatici a valle dei quadri elettrici posti nelle
cabine di trasformazione MT/BT, in quanto la norma non chiedeva (e non chiede) esplicitamente
di verificare che il cosfi della corrente di corto circuito da aprire fosse (e
sia) inferiore al cosfi con il quale lo stesso interruttore veniva ( e viene )
provato e garantito nella sue prestazione dal suo costruttore. Ho continuato dicendo che accade tuttora spesso che nelle cabine di trasformazione MT/BT gli interruttori vengano utilizzati per quanto riguarda le correnti di corto circuito su cosfi inferiori a quelli di prova, in quanto i costruttori di trasformatori e i costruttori di interruttori automatici immettono da sempre nel mercato macchine e apparecchi che molto spesso, pur essendo questi rispondenti alle corrispondenti norme di prodotto, possono risultare tra loro incompatibili. Ciò nell’indifferenza generale.
Poiché l’installazione di nuovi trasformatori ad alto rendimento, che il prof. Baggini ha illustrato, aumentano il rischio da me prospettato e poiché il P.I. Matera ha descritto la nuova guida sulla costruzione delle cabine di trasformazione MT/BT, in cui maggiormente lo stesso rischio si manifesta, ho chiesto se l’annoso problema da me sollevato nel 1999 fosse dal CEI preso finalmente in considerazione, anche alla luce dell’articolo uscito a mia firma nel recente numero di gennaio 2014 della autorevole rivista Tuttonormel, diretta dal prof. V. Carrescia.
I relatori e il Direttore Tecnico del CEI non hanno saputo fornirmi alcuna risposta e il P.I. Matera ha chiesto al sottoscritto precisazioni, manifestando interesse per un approfondimento e chiedendo circostanziate precisazioni, che dallo scrivente sono state puntualmente fornite.
Mi sono molto lamentato del fatto che dopo 16 anni nulla si fosse messo in pratica per diminuire l’utilizzo pericoloso degli interruttori automatici ( e dei quadri elettrici ), ricordando che :
-
l’allora Direttore Tecnico del CEI, ing.
Alberici, aveva affermato che la responsabilità dell’utilizzo improprio di tali
interruttori ricadeva solo sulle spalle dei progettisti;
-
le conseguenze potrebbero essere gravi sul piano
penale per i progettisti, per gli installatori, per i costruttori, per i
verificatori e per i collaudatori nel caso all’atto della chiusura un
interruttore impropriamente scelto esplodesse, recando danni all’operatore
responsabile della sua manovra;
-
le conseguenze economiche potrebbero essere
molto gravi per i progettisti, per gli installatori, per i costruttori, per i
verificatori e per i collaudatori se si ritenesse di non mettere in esercizio
un quadro elettrico equipaggiato con interruttori non adeguati e quindi
pericolosi : la sostituzione degli interruttori è molto costosa e non sempre è possibile;
la messa in funzione ritardata di
importanti impianti di produzione o di altro comporta richieste di danno
notevoli.
Sembra che i
relatori insieme al Direttore Tecnico del CEI porteranno la mia istanza presso
i comitati tecnici competenti del CEI, per dare finalmente una risposta alle
esigenza che ho esposto: inserire nella norma CEI un avviso di attenzione per
il problema sottomesso.
Restiamo pertanto
in attesa di una risposta a beneficio di tutti i colleghi e delle altre
categorie coinvolte.