mercoledì 25 agosto 2010

Norma CEI 64-8 - Scelta dei quadri elettrici e degli interruttori automatici

Quando ho iniziato la mia attività di progettista mi sono imbattuto in un problema, che ho cercato di rendere pubblico con una lettera inviata alla rivista ufficiale dell'AEIT. A distanza di decenni il problema rimane aperto.
Si tratta di quadri elettrici importanti equipaggiati con interruttori automatici con poteri di interruzione di poco superiori al valore della corrente di corto circuito che li può interessare ( ad esempio rispettivamente 60 kA e 55 kA ). Spesso a valle di trasformatori di media alta potenza del tipo a perdite ridotte il cosfi della corrente di corto circuito presunta è più basso di quello associabile al potere di interruzione dichiarato dal costruttore secondo le norme tecniche attinenti ( ad esempio 0,18 contro 0,2 associabile per poteri di interruzione superiori o pari a 50 kA ).
In proposito come ci dobbiamo comportare noi progettisti e consulenti.
E' possibile a distanza di decenni ottenere una risposta ?
Quale può essere la regola d'arte applicabile in materia.
Noi progettisti e verificatori dovremmo stimolare i normatori come i costruttori di interruttori ad offrire regole/apparecchi più confacenti alle reali esigenze impiantistiche, in particolare se sono coinvolti aspetti che riguardano la sicurezza e anche se ciò può risultare molto costoso.
Nel passato ho più volte espresso il mio pensiero in qualche articolo comparso sulle riviste del settore. Mai sono pervenute risposte. Ho sollevato il problema presso la rivista Tuttonormel, che, a mio parere, ha le competenze per esprimersi autorevolmente.
La risposta molto tempestiva del prof. Vito Carrescia, direttore della rivista e certamente uno dei massimi esperti di sicurezza elettrica, che ringrazio, ha confermato il mio pensiero: i costruttori devono indicare come varia il potere di interruzione dei dispositivi di protezione al diminuire del cosfi rispetto a quello nominale.