giovedì 18 ottobre 2012

Norma CEI EN 61439, CEI 17-13, guasto con arco pericoloso e trascurato

Ho ricevuto da amici dalla Spagna il link che qui richiamo :  http://youtu.be/qKcPomZCXJw .
Le immagini sono impressionanti.
Ho pensato che alcuni aspetti legati al fenomeno rappresentato nelle immagini sono poco considerati nel nostro ambiente : manovre, manutenzione, approfondimenti su riviste e normativa tecnica.
Negli anni passati ho scritto un articolo sul calcolo delle correnti di guasto con arco a terra in bassa tensione, che non mi pare abbia avuto seguito. Se non erro il mio articolo è apparso sulla rivista Progetto Elettrico, forse allora diretta dal collega ing. L. Maccapanni. Qualche indicazione in qualche misura legata alle conseguenze del calcolo (  mi pare di ricordare ) è stata pubblicata sulla autorevole rivista Tuttonormel ( direttore prof. Vito Carrescia ) a firma dell'ing. Mitolo, che lavora/lavorava presso uno studio di progettazione negli Stati Uniti.
Il calcolo delle correnti di guasto con arco costituisce un passo importante e necessario per una corretta valutazione dell'entità delle potenze/energie in gioco e per la scelta avveduta delle caratteristiche dell'abbigliamento da usarsi dagli addetti.
Auspico che il CEI, le riviste e i costruttori promuovano iniziative volte a dare rilievo al fenomeno sopra richiamato e un po' troppo trascurato.

mercoledì 17 ottobre 2012

Cei 81-10, metodi alternativi per il calcolo dell'area di raccolta 1

Chiedo ai colleghi se sia possibile ad un tecnico, ad esempio incaricato di valutare il rischio di una struttura in relazione alle perdite da fulminazione ( rischio di tipo 1 ),  utilizzare metodi alternati per il calcolo dell'area di raccolta dei fulmini.
A nessuno sfugge che i criteri suggeriti dalla norma sono molto grossolani, alcuni quasi inaccettabili. Vedansi i valori proposti per il coefficiente di posizione Cd, di cui al punto A.2.2  della norma CEI 81-10/2 (CEI EN 62305-2). Tale valore è necessario per calcolare l'area di raccolta dei fulmini, una volta che si tenga conto dell'effetto schermante delle strutture od alberi vicini. Nella tabella A.2 si legge che si può dimezzare l'area di raccolta convenzionale relativa ad una struttura isolata per "oggetto circondato  da oggetti o alberi di altezza uguale o inferiore".
Il tecnico si chiede :
- cosa significa esattamente circondato ?
- fino a quale altezza minima degli oggetti circostanti si può applicare il valore proposto pari a 0,5 ?
A me risulta inspiegabile che nella stessa norma non si possano leggere note e/o precisazioni in merito .
Personalmente ritengo che una norma tecnica non possa e non debba essere scritta nel modo che ho richiamato ( ediz. 04  2006 ).
Nel caso in questione, che vede il tecnico abbandonato ad una indeterminatezza scandalosa, chiedo se questi possa ad esempio usare altri metodi anche non troppo sofisticati, ma certo più precisi per dare una valenza più tecnica e ragionata alle sue valutazioni.
Propongo almeno che la norma richiami tale possibilità e presenti alcuni metodi oggi disponibili.
Ad esempio un metodo era indicato in una delle prime edizioni della norma CEI sulla protezione contro i fulmini. Non era complicato e sembrava sintetizzando descrivere abbastanza bene il fenomeno della schermatura.
Se avrò un po' di tempo in un prossimo futuro, presenterò  un esempio di applicazione di un criterio diverso da quello proposta nella norma CEI 81-10/2.
Ne può derivare una minor penalizzazione per le strutture e per gli utilizzatori, che non è cosa da poco.
Da scelta obbligata a scelta eventualmente volontaria.
Chiedo ai colleghi : si può fare ?
C'è qualcosa che mi sfugge riguardo alla valutazione del rischio per gli ordinari condomini che nelle città costituiscono unità autonome e non fanno parte dei centri storici, dove questi si trovano spesso tutti tra loro addossati tanto da costituire uniche grandi strutture?